il “Comandante Diavolo”cavaliere d’altri tempi,coraggioso combattente, raffinato ambasciatore, un Italiano di cui essere fieri

Relatore il Prof. Giorgio Sangiorgi

Cari Soci e Amici del nostro Centro Studi,
il nostro prossimo appuntamento sarà il 19 settembre in presenza e dovreste aver già ricevuto via mail l’invito anche direttamente dal Comando Militare Esercito Emilia Romagna.
Il nostro amico e socio Professor Giorgio Sangiorgi (che ci ha intrattenuto a marzo su Paolo Caccia Dominioni) avvalendosi di preziosi documenti storici ci parlerà di questa volta di un’altra figura straordinaria di Italiano: Amedeo Guillet (*).

La conferenza del 19 settembre avrà luogo presso la sede Comando Militare Esercito Emilia Romagna, Caserma Cialdini grazie alla gentile disponibilità del Colonnello Guido Orsolini Orsolini, con ingresso da via Bocca di Lupo- con eventuale possibilità di parcheggio presso la Caserma Minghetti (come specificato nella locandina allegata) .

Dal momento che i posti (sia nella sala conferenze che nel parcheggio) sono limitati si suggerisce di prenotarsi con congruo anticipo.

Vi aspettiamo
Antonio Li Gobbi

(*)Chi era Amedeo Guillet
“Ritengo di essere stato l’uomo più fortunato del mondo”. Così Amedeo Guillet diceva di se stesso quando parlava delle sue vicende in terra d’Africa o presso la corte dell’Imam dello Yemen nelle interviste concesse ai giornalisti,
Ufficiale di Cavalleria e bravo cavaliere atleta, pur essendo stato selezionato per le Olimpiadi di Berlino del 1936, aveva preferito offrire i suoi servigi come soldato in Africa e poi in Spagna durante il conflitto civile.
Durante la Seconda guerra mondiale combatté in Africa Orientale. Quando l’esercito italiano cadde sopraffatto dagli inglesi, il giovane tenente Guillet non si arrese e capì che per favorire la ritirata degli italiani avrebbe dovuto organizzare una guerriglia contro le avanguardie britanniche, costituite dalla potente “Gazelle Force”. Fu protagonista di vicende eroiche e “paradossali”: travestito da musulmano sotto il nome di Cummandar as-Sheitan (Comandante Diavolo) intraprese una vera e propria guerra privata contro gli inglesi alla testa di un manipolo di fedelissimi ascari per circa quattordici mesi. Colpendo con sciabole, pistole, bombe a mano le truppe appiedate e i reparti blindati britannici, attaccava di sorpresa dando vita all’ultima carica di cavalleria della storia africana.
L’intelligence inglese gli pose sul capo l’appetibile taglia di mille sterline ma mai nessuno lo tradì. Quando a ottobre 1941 l’Impero di Mussolini era ormai un ricordo, sciolse il reparto e, dopo aver fatto l’acquaiolo a Massawa e lo scaricatore di porto, subendo rapine e pestaggi da parte di contrabbandieri, si trasferì fra mille peripezie nello Yemen dove venne fatto prigioniero per poi diventare consigliere dell’imam regnante Yahiah che gli offre ospitalità, protezione e il grado e lo stipendio di colonnello yemenita.
Fingendosi malato di mente riuscì a imbarcarsi come clandestino nel giugno del 1943, su una nave della Croce Rossa Italiana. Sbarcato in Italia il 3 settembre 1943 raggiunse il Re a Brindisi; nel 1947 iniziò una lunga carriera diplomatica che lo avrebbe portato a essere incaricato d’affari nello Yemen che lo aveva accolto e poi ambasciatore in Giordania, Marocco, India. Sempre accolto col massimo degli onori.
Il “Comandante Diavolo”, quasi sconosciuto in Italia, seppe conquistare, sul lungo periodo, l’onore e il rispetto di quei nemici che lo avevano a lungo cercato invano.
È venuto a mancare poco più che centenario nel 2010.

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